Io non sono ciò che penso di essere
Mi appare sempre più chiaro: io non sono ciò che fino ad ora ho pensato di essere.
Possibile che nessuno durante la nostra crescita come esseri umani ci porti a riflettere con maggiore attenzione sulla fondamentale domanda: chi o cosa sono io?
Eppure nessuno ci invita a farlo. Nessuno ce lo indica come il compito più importante, l’attività alla base della nostra esistenza, quella senza la quale siamo destinati a vivere tutta la nostra vita senza comprenderne l’essenza, affrontando ogni nuovo giorno offuscati e confusi dai veli dell’ignoranza che, inevitabilmente, provocheranno tanto dolore e sofferenza.
Comprendere la Verità non è una questione limitata alla filosofia e a coloro che se ne occupano, riguarda ognuno di noi in modo prioritario, perché è soltanto comprendendo la Verità di ciò che siamo e della realtà in cui ci muoviamo, che potremo, finalmente, trovare quella pace e quella serenità che tanto cerchiamo.
La mia testimonianza riguarda questa comprensione e tutta la “meraviglia” che porta con sé nel momento in cui appare, si fa strada e gradualmente si stabilizza, favorendo il riconoscimento della mia vera natura, dissolvendo, cioè, la convinzione che l’organismo corpo-mente con il quale mi sono da sempre identificata, rappresenti la mia sola ed essenziale realtà.
Questa identificazione è l’origine ed il motivo di tutta la sofferenza emotiva e psicologica degli esseri umani; è l’errore che commettiamo senza rendercene conto; è l’ignoranza che si può dissolvere, svelando la verità della nostra essenza; è l’ostacolo che si frappone alla comprensione dell’illusoria esistenza della “persona” che pensiamo di essere.
Moksha
Francesca
12 maggio 2014 @ 8:26
“così mi sono trasformato nella finzione di me stesso, a tal punto che ogni mio sentimento naturale, immediatamente, appena nasce, mi si trasforma in sogno, il sogno, nel dimenticarmi di esso, il conoscermi nel non pensare a me” F. Pessoa, da Il libro dell’inquietudine. Quello che mi scopro a percepire è che tutto quello che non sono, e che mi ha sempre terrorizzato è, invece, la realtà, il non limite, la libertà, l’unione. E’ trasformazione.
Moksha
12 maggio 2014 @ 17:05
Ciao Francesca, grazie per il tuo commento! il primo!
Mi piacerebbe capire meglio cosa percepisci come ciò che “non sei” che, come dici, “ti ha sempre terrorizzato” e che ora riconosci come “realtà, non-limite, libertà, unione”, perché non sono sicura di comprendere totalmente ciò che intendi.
E’ assolutamente vero che uno dei modi per esprimere la realizzazione finale sulla nostra vera natura potrebbe essere espresso dicendo: “io sono tutto” (forse è questo il senso della tua condivisione?), ma credo sia altrettanto importante (almeno per me lo è stato) non trascurare il passaggio intermedio che ci conduce verso tale riconoscimento, quello in cui ci rendiamo conto di non essere (sarebbe meglio dire di non essere “sostanzialmente”) ciò con cui ci siamo da sempre identificati e che, in modo del tutto automatico, identifichiamo come la nostra realtà: il corpo, la mente, le emozioni.
Per dissolvere tale identificazione (illusoria e fonte di grande sofferenza) è importante dirigere l’attenzione verso il nostro interno, verso “Ciò” che sente, vede, prova, in una parola, verso Ciò che è consapevole delle sensazioni, dei pensieri, delle emozioni.
Soltanto in questo modo sarà finalmente possibile riconoscere la nostra Essenza, quella “Consapevolezza” che siamo e non sappiamo di essere, la Sostanza senza limiti, senza qualità, senza confini in cui tutto appare come forma transitoria e senza realtà autonoma (anche l’entità con cui ci siamo da sempre identificati).
Da tale riconoscimento deriva un vissuto di pace, di liberazione, di unione con il tutto che, al di là della mia comprensione, spero tu stia sperimentando e abbia voluto condividere con il tuo commento.
Grazie.
Un abbraccio
Francesca
13 maggio 2014 @ 8:17
Ciao Monica, non sono abituata a scrivere in un blog, ma la tua risposta mi fa stare più… spontanea. Intanto grazie per l’accoglienza in questo nuovo spazio, poi sì la disidentificazione è in atto! per me è lì che ho trovato, per ora, pace, “sono” e “non sono” si sovrappongono, si alternano e a volte si annullano.
Nel mio essere rudimentale rispetto all’approccio sento che agisce dentro di me nel tempo e non mi abbandona, anzi si espande.
Grazie a te e cari abbracci,
Francesca.
Moksha
13 maggio 2014 @ 16:27
Grazie a a te Franci,
anche per me quella del blog è una nuova esperienza e mi piace che tu sia presente in questo inizio
Un progetto come questo potrà vivere soltanto se stimolerà domande, dubbi, desideri di approfondimento, chiarimenti, confronti, discussioni; mi auguro tu abbia voglia di seguire anche i prossimi articoli, non facendo mancare i tuoi commenti ogni volta che ne sentirai la voglia o il bisogno; nel frattempo, buona “liberazione” dalle illusorie identificazioni con tutto quello che non è la tua natura essenziale.
Alessandra
14 maggio 2014 @ 18:29
Ciao Monica, e anche ciao Francesca. Ho appena saputo dell’esistenza del blog e già sono qui che ho letto un po’ di cose. Bello, bello, bello. Approvo il progetto e ti esorto a continuare perchè è veramente una cosa di cui ce n’è tanto bisogno! Grazie, grazie, grazie.
Moksha
15 maggio 2014 @ 1:08
Grazie a te Alessandra!
Ho appena postato la mia risposta al tuo commento nell’altro articolo, ma ti esprimo il mio grazie anche qui… per essere sicura che non ti sfugga! Ti abbraccio!
Nux
23 giugno 2014 @ 17:19
Se ce lo insegnassero da bambini sarebbe perchè “lo sanno”, ma se lo sapessero non ci farebbero imparare l’illusione.
La parte divertente è che non ci siamo mai identificati col corpo-mente, ciò è impossibile. Credere che esista l’identificazione ci fa desiderare la sua dissoluzione, ma lo so, lo so sono solo parole. La gioia e la bellezza diffuse in questo sito ci parlano di altro, di freschezza, di respiro, di gioco di ombre e compiacimento divino. Grazie.
Moksha
23 giugno 2014 @ 23:51
Ciao Nux, dire che non ci siamo mai identificati con il corpo-mente è un po’ come dire che l’illusione non diventa mai realtà soltanto perché la pensiamo tale… giusto? In questo senso sono totalmente d’accordo con te, ma tu convieni con me che fino a che scambieremo la corda arrotolata in mezzo alla strada per un serpente e, avvicinandoci, non ci renderemo conto che la nostra è soltanto un’illusione, la paura che proveremo sarà vera e sentita? L’identificazione, l’ignoranza, la non realizzazione del Sé, sono soltanto illusioni, non sono la realtà, ma, non di meno, provocano tanta sofferenza. Non sei d’accordo?
Grazie di cuore per le tue parole incoraggianti, i dubbi sull’opportunità di parlare di questi argomenti così impegnativi ed importanti e sulla possibilità di farlo, non sono pochi… Il tuo sostegno mi aiuta a superarli. Tu segui me che io seguo te ok? 😉