L’illusione si dissolve

L’illusione in cui siamo immersi comincia a dissolversi nel momento in cui comprendiamo di non essere la nostra mente, di non essere le nostre emozioni, di non essere il nostro corpo.

Non basta averlo letto in qualche libro, non basta averlo ascoltato dalle parole di qualcuno, non basta neppure averci creduto.

Perché l’illusione cominci a dissolversi, consentendoci di intravedere la Realtà sottostante, deve aver luogo la comprensione “vissuta” (quindi non esclusivamente intellettuale) di cosa significhi “io non sono la mia mente”, “io non sono il mio corpo”.

Niente di complicato, niente da raggiungere, niente da conquistare, semplicemente la presa di coscienza dell’esistenza di un “qualcosa” in noi che è consapevole dei pensieri, delle emozioni, delle sensazioni, che li conosce, che può descriverli, che è tutt’uno con loro, ma, nello stesso tempo, se ne differenzia, riconoscendoli nel loro continuo cambiamento.

Questo “qualcosa”, pur essendo la nostra Realtà più evidente, più intima, più certa, sempre presente, risulta, nella maggior parte dei casi e paradossalmente, trascurato, dimenticato, coperto dal coinvolgimento con i pensieri, con le emozioni, con le sensazioni, che scambiamo per ciò che siamo.

L’illusione comincia a dissolversi quando la direzione della nostra attenzione si orienta verso quel “qualcosa” che è sempre presente a testimoniare un pensiero che sorge, poi se ne va, sostituito da un altro, un’emozione che si trasforma da rabbia a rilassamento, una sensazione di sollievo procurata da un vento fresco che arriva a dissolvere il senso di calore che poco prima ci tormentava. Pensieri, emozioni, sensazioni cambiano continuamente: sorge un ricordo e un attimo dopo pensiamo che avremmo voglia di un gelato, proviamo un’emozione di tristezza e poco dopo ci rassereniamo, sentiamo un prurito, udiamo un suono, assaporiamo un gusto. La mente, orientandosi verso quel “qualcosa” che è sempre presente, consapevole di ciò che cambia, si rivolge verso la propria Sorgente, congiungendosi, gradualmente, ad essa, sciogliendosi, progressivamente, in essa; il suo tentativo sarà quello di “afferrarla”, perché quello è il suo modo di conoscere, ma non ci riuscirà, qualsiasi sforzo faccia, perché Ciò che siamo non è un oggetto limitato, non è un fenomeno fra i fenomeni, gli unici che la mente è in grado di comprendere, ma è Ciò in cui e da cui tutti i fenomeni si formano, è la loro Sorgente, il Noumeno, l’Essenza senza limiti di tutto ciò che esiste; la mente, prima o poi, si arrenderà di fronte ai propri limiti, e soltanto a questo punto si scioglierà nell’unica Realtà di tutto ciò che esiste.

Una delle metafore più usate nell’insegnamento della Non Dualità per descrivere il dissolversi dell’illusione è quella della corda scambiata per un serpente: immaginiamo di camminare per un sentiero di campagna e ad un tratto scorgere sulla via di fronte a noi un serpente arrotolato; molto probabilmente in quel momento ci ritroveremo invasi da un’emozione di paura, o almeno in uno stato di allerta; la condizione di disagio durerà fino a quando non ci renderemo conto che quello che pensavamo fosse un serpente, in realtà è una corda arrotolata; il serpente non è mai veramente esistito, l’unica realtà è sempre stata la corda, ma l’illusione in cui siamo stati avvinti vedendo un serpente di fronte a noi, ci ha provocato una vera, spiacevole emozione di paura.

Nello stesso modo, solo quando si dissolverà l’illusione in cui siamo immersi vivendo la nostra esistenza quotidiana, riconosceremo ciò che realmente siamo; solo in quel momento scopriremo la nostra Essenza, sapremo che non se n’è mai andata, che è sempre stata presente ed evidente, semplicemente coperta dall’insieme di pensieri, emozioni, sensazioni con cui abbiamo imparato ad identificarci e che, aggregandosi, formano quella che, illusoriamente, scambiamo per la nostra realtà: un’entità corpo-mente, separata e mortale.

Quando rispondiamo con un convinto “sì” alla domanda “tu esisti?” (basta porsi questa domanda per sapere di che tipo di certezza sto parlando), l’evidenza della nostra risposta viene direttamente dalla nostra Essenza; quasi certamente la mente si attiverà istantaneamente per cercare le caratteristiche, la forma, le qualità di quel “senso di esistenza” che ci porta a rispondere “sì” senza esitazioni ad una simile domanda; la mente, cioè, cercherà un “oggetto”, perché questo è il suo unico modo di conoscere; da qui il senso di “inafferrabilità”, di “vaghezza”, di “incomprensibilità” che facilmente verranno sperimentati in questo frangente, perché la nostra “Essenza”, quel “qualcosa” che è consapevole di tutto ciò che sperimentiamo, quel “senso di esistenza” che ci porta a rispondere “sì”, senza esitazioni, se qualcuno ci chiede “tu esisti?” e che la mente vuole immediatamente afferrare, non è un oggetto, non può essere “definito” con chiarezza, non ha “limiti”, non ha “confini”, sfugge a qualsiasi tentativo di descrizione precisa e di delimitazione.

Ciò non di meno è la nostra Vera Natura, è Ciò che siamo essenzialmente, sempre presente, vivo e consapevole.

Distogliendo l’attenzione dai pensieri, dalle emozioni e dalle sensazioni e rivolgendola a Ciò che ne è consapevole, riscopriremo la nostra Realtà, Ciò che siamo e che siamo sempre stati.

In questo modo comincia la dissoluzione dell’illusione in cui siamo immersi e che ci procura tanta sofferenza (proprio come la paura ci spaventa quando crediamo di trovarci di fronte ad un serpente, senza riconoscere la sua realtà di corda), da qui comincia il risveglio, il riconoscimento di non essere ciò che pensiamo di essere, lo svelamento della Realtà coperta dall’illusione delle nostre credenze, il ritrovato contatto con la nostra Essenza, la “Presenza” consapevole di tutto ciò che in essa accade.