Osservare è importante
Osservare è importante.
Se qualcuno mi chiedesse come arrivare a riconoscere la Verità, come s-coprire (nel senso di togliere i veli che coprono ciò che è già presente) l’unica Realtà esistente, il mio invito sarebbe quello di osservare la propria esperienza, senza mai stancarsi di farlo, per poter riuscire a distinguere tutti i pregiudizi che condizionano e impediscono il riconoscimento di ciò che è vero, nella sua presente semplicità.
E allora ecco il mio invito.
Vi invito ad osservare le percezioni sensoriali (immagini, suoni, odori, gusti, sensazioni tattili), i pensieri che si presentano nella vostra mente, le emozioni che provate, per accorgervi che c’è “qualcosa” in voi, qualunque cosa sia, che percepisce, prova, conosce e che voi siete essenzialmente “Quello”.
Tutto ciò che viene percepito è in continuo movimento: i pensieri si presentano uno dopo l’altro, le emozioni variano, più o meno velocemente, le percezioni sensoriali si susseguono. Ma Ciò che ne è consapevole, qualunque cosa sia, è stabilmente e permanentemente presente.
La fisica ci insegna che il movimento può essere visto soltanto da qualcosa di fermo.
Osservate per accorgervi che, in ogni momento dell’esperienza, c’è qualcosa in voi, qualunque cosa sia, che è presente, fermo e consapevole di ciò che accade e che si muove continuamente.
Osservate per riconoscere che “siete” essenzialmente Quello.
Rendetevi conto di come la vostra attenzione sia costantemente rivolta a ciò che viene percepito, provato, conosciuto (che soltanto in un secondo momento dell’indagine verrà identificato come anch’esso parte dell’unica Realtà esistente) e quasi mai a Ciò che percepisce.
Questo riconoscimento è il primo fondamentale passo in direzione della s-coperta della nostra vera natura. Compiendolo, realizziamo la disidentificazione da ciò che pensiamo di essere e che, essenzialmente, non siamo: un’entità corpo/mente individuale e separata, in altre parole una persona.
Interroghiamoci su cosa intendiamo quando diciamo “io”, a cosa ci riferiamo realmente, proviamo a porci la domanda senza dare per scontata la risposta. Soltanto attraverso questa indagine arriveremo a riconoscere la nostra vera Realtà e sarà sorprendente rendersi conto di averla sempre trascurata, nonostante fosse costantemente presente ed evidente.
L’invito ad osservare il mondo dei fenomeni, è importante anche per arrivare a renderci conto che non esistono reali differenze tra ciò che riteniamo interno e ciò che crediamo esterno: un pensiero, che avvertiamo come fenomeno “interiore”, accade ed è percepito esattamente come un suono, un odore, un’immagine, o qualsiasi altro fenomeno del mondo che giudichiamo “esterno” a noi. Se osserviamo, liberi dai pregiudizi costruiti nel corso della nostra intera esistenza, arriveremo facilmente a renderci conto che i pensieri, le emozioni, le sensazioni (fatti che riteniamo “interiori”), si manifestano e vengono percepiti come ogni altra forma fenomenica cosiddetta “esterna” e che noi siamo “essenzialmente” quel qualcosa, qualunque cosa sia, che percepisce. Potremmo indicare quel “qualcosa” con le parole “Coscienza” o “Consapevolezza”, a condizione di sapere però, fin da ora, che nessun nome o definizione potrà mai descriverlo compiutamente, non essendo quel qualcosa, come ci si potrà rendere conto proseguendo l’indagine, un oggetto.
Questo è il primo fondamentale movimento verso la scoperta del nostro vero Sé: riconoscersi in Ciò che osserva, conosce, percepisce.
Osservare ci permetterà un’ulteriore importante realizzazione: ci renderemo conto che, a differenza di quanto crediamo, non siamo i creatori dei nostri pensieri e delle nostre emozioni.
Semplicemente osservando, potremo facilmente renderci conto di non poter determinare e scegliere i nostri pensieri e le nostre emozioni per come li desideriamo. Eppure, senza nemmeno esserne consapevoli, questa è proprio la nostra convinzione. E’ sufficiente una semplice, quasi banale riflessione su questa errata e mai veramente analizzata credenza, per poterla smantellare: se potessimo realmente scegliere cosa appare nella nostra mente, o quali stati d’animo provare, chi o cosa potrebbe impedirci di avere soltanto pensieri gradevoli ed emozioni felici? Ma non va così vero? I pensieri, ovunque abbiano origine, arrivano nella nostra mente senza che sia possibile sceglierli, e lo stesso accade per le emozioni (sia quando sono connesse ai pensieri, sia quando sono causate da avvenimenti definiti impropriamente “esterni”). Ma mentre l’impossibilità di decidere, per esempio, il funzionamento degli organi interni del nostro corpo è evidente a tutti, per quanto riguarda l’attività mentale ed emotiva, cresciamo con la convinzione di esserne i creatori e molto difficilmente la mettiamo in discussione, analizzandola senza pregiudizi.
Vi esorto ad osservare come sorgono i pensieri nella vostra mente (da qualsiasi “luogo” provengano), come a essi si associno stati emotivi (nel caso in cui, questi ultimi, non siano collegati ad accadimenti ed eventi “esterni”) e come tutto avvenga indipendentemente dalla vostra volontà.
Osservare tutto questo, senza mai stancarsi di farlo, è davvero importante per riconoscere la Realtà.
Vedere che i pensieri arrivano alla nostra percezione esattamente come arriva un suono, che le emozioni si formano e vengono percepite non differentemente da ogni altra percezione sensoriale, ci può aiutare a distogliere l’attenzione da ciò che viene percepito (sia esso un pensiero, un’immagine, un’emozione, una sensazione, una percezione sensoriale, etc.) e indirizzarla a ciò che percepisce.
Ciò che percepisce, quel “qualcosa”, qualunque cosa sia, che è consapevole di tutto, è la nostra più evidente e certa Realtà.
Non dobbiamo crederlo perché qualcuno ce lo dice, non è qualcosa di concettuale che possiamo imparare perché lo leggiamo in un libro, in un blog o lo ascoltiamo in una conferenza, è Ciò che siamo e sappiamo di essere quando chiediamo a noi stessi “sono consapevole?”
L’assenza del minimo dubbio sulla risposta affermativa a questa domanda è conseguenza del fatto che il nostro “sì” non è una conoscenza della mente, ma proviene direttamente dalla nostra Essenza, dall’unica Realtà sempre presente, quel senso di “esistenza” e di “presenza consapevole” che, nonostante sia la nostra più chiara e manifesta certezza, tendiamo, paradossalmente, a trascurare, dirigendo la nostra attenzione quasi esclusivamente verso gli oggetti della percezione, siano essi ritenuti appartenenti al mondo esterno (percezioni sensoriali), siano essi identificati come interiori e personali (pensieri, emozioni, sensazioni corporee).
Noi siamo, essenzialmente, ciò che osserva e percepisce ogni cosa.
Rendercene conto è il primo importante passo verso la scoperta della Realtà.
Il secondo passo, immediatamente conseguente al primo, e altrettanto fondamentale, sarà quello di riconoscere la natura di Ciò che essenzialmente siamo.
Progrediremo nella s-coperta della Presenza consapevole che essenzialmente siamo, quando riconosceremo che tale Presenza non è personale, non è “racchiusa” all’interno del corpo, non ha bordi o limiti, non è individuale, non è separata, non ha caratteristiche oggettive come forma, colore, nome, peso, età, etc.
Riconosceremo che Ciò che siamo è universale, senza confini, senza separazioni.
S-copriremo di essere Consapevolezza infinita ed eterna.
Monica
17 agosto 2016 @ 8:14
Belllo !!!!
grazie Monica
lara
17 agosto 2016 @ 13:22
Grazie Lara!
mi fa piacere che ti piaccia e, soprattutto, spero tanto che ti “serva” 😉
Un forte abbraccio!
3 marzo 2017 @ 18:15
La sensazione/percezione che ho di questa presenza è differente prima e dopo il riconoscimento della vera natura? Potresti descrivere com’è prima e com’e dopo riferendoti alla tua esperienza? Lo chiedo perchè sembra difficile percepire questa presenza costante, magari spiegando quali erano le tue difficoltà inizialmente e come sei riuscita ad andarci oltre potrebbe essere d’aiuto. Grazie mille.
Stefano
13 marzo 2017 @ 0:20
Caro Stefano,
innanzitutto ti chiedo scusa per il ritardo della risposta, ma il tuo messaggio mi era sfuggito.
Non so se riesco a cogliere esattamente il senso della tua domanda, ma quello che posso dirti è che, nella mia esperienza, è avvenuta una graduale disidentificazione dal corpo/mente con cui, senza neppure rendermi conto che esistesse una possibilità diversa, ero sempre stata completamente identificata.
Il riconoscimento di essere, essenzialmente, l’essere “senza forma” da cui tutte le forme sorgono e di cui sono fatte, è stato sicuramente progressivo, ma si è completamente realizzato in attimi senza tempo, in cui è avvenuta quella che definirei una “fusione” con la vita, con tutto ciò che è, da cui ho definitivamente sentito di non essere separata.
Il senso di separazione torna anche dopo quei momenti (fuori dal tempo) di realizzazione, ma non potrà più essere così reale e credibile, non produrrà più una duratura confusione sulla vera natura della Realtà.
Dopo aver vissuto certi attimi di comprensione, tutto cambia, anche se apparentemente nulla cambia.
La vita continua a scorrere come prima, con tutta la sua varietà di avvenimenti, ma sapere di essere, in essenza, la presenza consapevole da cui quella varietà di avvenimenti sorge, di cui quella varietà è fatta, da cui è nata e in cui finirà, rende tutto diverso, infinitamente più tranquillo e piacevole.
Spero di aver risposto almeno in parte alla tua domanda.
Se così non fosse, o se non fossi stata sufficientemente chiara, non esitare a espormi ulteriormente i tuoi dubbi.
Grazie mille e scusa ancora per il ritardo.
Monica
17 agosto 2017 @ 20:20
Quando la domenica mattina, senza grande allenamento, correvo da podista, ho notato periodicamente che, uno alla volta, il corpo si cominciava a lamentare di qualche dolore, poi la mente emotiva cercava di farmi capire i pericoli a continuare, tipo un più che probabile collasso, seguita però dalla mente razionale che avrebbe voluto mettere a tacere gli altri due per migliorare la mia prestazione……..e via così ……. Dopo molti battibecchi fra i tre, ho sempre intuito la presenza di una quarta entità in me, ma come se mi controllasse dall’alto, come un aquila, che diceva al corpo e alla mente emotiva di non esagerare, ma anche alla mente razionale di non pensare sempre a migliorare, …………. Forse era la voce di quello che tu dici essere “quello che sono”…….
19 agosto 2017 @ 13:26
Caro Valerio,
benvenuto e grazie per il tuo contributo!
Dici: “Dopo molti battibecchi fra i tre, ho sempre intuito la presenza di una quarta entità in me, ma come se mi controllasse dall’alto, come un aquila, che diceva al corpo e alla mente emotiva di non esagerare, ma anche alla mente razionale di non pensare sempre a migliorare, …”
E allora ti chiedo: “chi” era consapevole della presenza di quella “quarta entità”?
Un abbraccio.
Monica